JOBS ACT, L’ITALIA HA SCELTO DI TUTELARE TUTTI I LAVORATORI

Perugia, 01 gennaio 2015 – In queste settimane il Parlamento ha approvato la legge delega sulla riforma del lavoro che  l’Italia aspetta da anni. Come prevedibile, la resistenza al cambiamento è tornata a farsi sentire e il ‘Jobs Act’ è stato oggetto di vero e proprio fuoco incrociato da parte delle organizzazioni sindacali.

Sono convinta che i sindacati abbiano una funzione fondamentale nella tutela dei diritti del lavoratore e nella trattativa con il datore di lavoro ma è ora di dire che, pur prevedendo formalmente forme di assistenza anche per i precari, nella pratica la loro azione si concentra da sempre sulla difesa dei dipendenti e del pubblico impiego. Il Governo e il Parlamento hanno invece il dovere di occuparsi di tutti i lavoratori e quindi anche di tutte quelle forme di collaborazione che non sono lavoro dipendente e che riguardano la quasi totalità dei nuovi assunti. Per quanto riguarda l’Umbria, ad esempio, uno studio dell’Ires Cgil ci dice che su 72mila avviamenti al lavoro solo 6.400 sono stati a tempo indeterminato, ovvero meno del 9%, dato nettamente al di sotto della media nazionale, già di per sé molto bassa.

Il ‘Jobs Act’ ha l’importantissimo obiettivo, per tutte le nuove assunzioni, di favorire l’adozione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, il che significa che il neo-assunto godrà da subito di tutte le regole e le tutele del lavoro dipendente. Per l’Umbria significa che i 64mila assunti con varie forme di contratto precario, potranno finalmente avere un contratto di lavoro che consenta loro di fare progetti di vita, il che è importante non solo per le loro storie personali ma per il futuro e la ripresa del Paese.

Grazie al ‘Jobs Act’ anche i precari che perdono il lavoro e che, fino ad oggi, non potevano contare su alcun tipo di sostegno, potranno beneficiare dell’assegno di disoccupazione. Inoltre la riforma vuole fare in modo che l’Italia torni ad essere attrattiva per gli imprenditori e le assunzioni, scoraggiate anche dalle oltre 2mila norme contenute nel Codice del lavoro, unico caso in Europa: da qui la delega al Governo per ridurle e semplificare così come accade nel resto delle economie avanzate. Assumere e gestire il rapporto di lavoro deve essere semplice ed efficace.

Il Parlamento ha anche delegato il Governo a determinare le regole per rendere l’orario di lavoro sempre più compatibile con le esigenze di chi vuole costruirsi una famiglia, senza per questo dover rinunciare alle proprie ambizioni. Questo e molto altro contiene il ‘Jobs Act’. Ci si aspetterebbe, perciò, un dibattito acceso soprattutto su questi temi. Come semplificare, come rendere compatibili gli orari di famiglia e lavoro, come attrarre nuovi investimenti e favorire nuove assunzioni e l’ingresso del 40% dei giovani disoccupati nel mondo del lavoro. Invece, come al solito, ci si accende solo per l’articolo 18 e il reintegro, anche con fantasiosi ipotesi di ricorso internazionale in base al trattato di Nizza.

L’articolo 30 del trattato di Nizza stabilisce che il lavoratore ha diritto a forme di protezione contro il licenziamento ingiustificato ai sensi della legge del suo Paese e non impone affatto il reintegro. D’altra parte non  potrebbe essere diversamente visto che il reintegro, a meno di licenziamento discriminatorio, non può essere imposto al datore di lavoro, per esempio, né in Francia, né in Gran Bretagna e né in Spagna.

Con il ‘Jobs Act’ andiamo verso un modello dove assumere e trovare lavoro sia facile per tutti piuttosto che privilegiare il mantenimento del posto di lavoro per pochi, visto che l’articolo 18 ha sempre riguardato solo una parte dei lavoratori. Il Parlamento ha scelto e ha scelto nella direzione di maggiore equità. Ha scelto bene.

Adriana Galgano
deputata di Scelta Civica e segretario della Commissionedelle Politiche dell’Unione Europea

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Perugia , January 1, 2015
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