IMU AGRICOLA, REPLICA A CONFAGRICOLTURA E CIA UMBRIA: CRITERIO ALTIMETRIA UN ASSURDO

Perugia, 11 gennaio 2015 – Più  che puntare sul recupero di risorse derivanti dall’introduzione di nuove imposte, vedi la tanto discussa Imu sui terreni agricoli, il Governo in primis, ma anche gli Enti locali, dovrebbero analizzare i propri bilanci andando a depennare le voci di spesa che costituiscono sprechi di risorse, a cominciare, ad esempio, dalle partecipazioni detenute in aziende non strategiche. E’ questo il suggerimento avanzato dalla deputata di Scelta civica, Adriana Galgano che, rispondendo alla lettera aperta dei presidenti di Confagricoltura Umbria, Marco Caprai e di Cia Umbria, Domenico Brugnoni, torna sulla necessità di sfoltire la giungla delle partecipate che fanno capo agli Enti pubblici.

Nel testo le associazioni di categoria chiedono ai parlamentari umbri di intercedere presso il Governo per fare in modo che si mantenga l’esenzione Imu per i comuni montani e svantaggiati.

“Per quanto riguarda l’Imu, Sc considera il criterio dell’altimetria un assurdo – precisa Galgano – e per il 2015 abbiamo intenzione di proporre di sostituirlo con quello statistico ma vogliamo ribadire che ci sono altre strade per recuperare fondi: si vedano, ad esempio, i 26 miliardi di euro erogati per le oltre 7.726 aziende partecipate dagli Enti pubblici. Perché, come già proposto da Scelta civica, non cominciamo col liquidare le realtà che hanno meno di dieci dipendenti e un fatturato inferiore a 100mila euro?”.

“Si pensi che, soltanto nel 2012, le perdite accumulate da queste aziende sono state di un miliardo e 200 milioni di euro – continua Galgano – e, se è legittimo per gli enti pubblici sacrificare risorse per servizi utili alla collettività, lo è molto meno quando questo accade per partecipazioni in agenzie di viaggio, prosciuttifici, caseifici o imprese che producono surgelati o che si occupano di fiori”.

“Soltanto in Umbria – fa notare la deputata di Sc – sono 115 le aziende partecipate da Regione, Province e Comuni e delle 75 di cui è stato possibile analizzare i bilanci, si scopre che un terzo è in perdita, con casi eclatanti come il consorzio Crescendo di Orvieto che rientra tra le 15 performance peggiori in Italia con un rapporto del -130,77% e una perdita di oltre un milione in un anno”.

“Dunque, per gli Enti locali e soprattutto per il Governo – conclude l’onorevole di Scelta civica – è una strada obbligata quella di razionalizzare le partecipazioni liquidando quelle non strategiche per il Paese e riducendone il numero drasticamente. Agire sulla leva fiscale è una scorciatoia che può avere pesanti ripercussioni su aziende e famiglie”.

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