OPERE INCOMPIUTE, DOPPIO SPRECO: SOLO IN UMBRIA 152 MLN BLOCCATI

Perugia, 22 gennaio 2015 – Anche l’Umbria ha la sua ‘Babele’ urbanistica: stando ai dati del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, riportati anche dal settimanale ‘Panorama’, sono 17 le opere pubbliche incompiute in regione per un totale di spesa che supera i 152 milioni di euro e per cui se ne dovranno stanziare ulteriori 1,6 per ultimarle. Ad intervenire è la deputata di Scelta Civica, Adriana Galgano che ritorna sulla questione degli sprechi perpetrati dagli Enti pubblici “dal cui stralcio potrebbero ricavarsi risorse utili, soprattutto per le Regioni e i Comuni, senza far ricorso alla leva fiscale che, troppo spesso, costituisce una scorciatoia facile ma che pesa su imprese e famiglie con conseguenze pesanti sulle economie nazionale e locali”.


“In Italia, alla fine del 2014, risultano 692 progetti iniziati ma mai finiti, per i quali sono stati impegnati poco meno di 3 miliardi di euro e ne servirebbero altri 1,3 – riassume la parlamentare – Ma, come rilevato dal viceministro Nencini, in realtà questi dati sono incompleti perché esiste una forte ritrosia da parte degli Enti locali a fornire gli elenchi aggiornati delle opere incompiute. Quindi, è quasi certo che siano più di queste le risorse ‘sprecate’ – fa notare Galgano – perché non solo sono vincolate ma, doppia beffa, le strutture non finite non sono neanche fruibili dai cittadini”.

“Andando ad esaminare, in dettaglio, la situazione in Umbria – prosegue la deputata di Sc – nella lista si trova di tutto: dal minimetrò alle mancate riqualificazioni di immobili da destinare a case popolari, con buona pace delle 10mila richieste di alloggi di edilizia pubblica in attesa, per arrivare agli adeguamenti sismici di diversi edifici di proprietà della Regione finendo con l’acquario del Trasimeno piuttosto che col restauro del Centro sportivo universitario di Perugia. Da SC, quindi – sferza Galgano – arriva, con forza, la richiesta di accelerare il più possibile l’iter che porti alla conclusione di questi progetti ma, soprattutto, di riesaminare l’elenco completo, depennando quelle opere non più rispondenti alle esigenze urbanistiche che, inizialmente, ne avevano reso necessaria la realizzazione e liberando, così, risorse che – chiude la parlamentare – potrebbero essere investite, ad esempio, per rilanciare l’economia locale ancora in crisi profonda”.

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