SMART CITY, LA SFIDA E’ L’ALFABETIZZAZIONE DIGITALE

“Noi diamo forma ai nostri edifici; da allora in poi essi modellano noi”. Winston Churchill lo diceva nel 1943. Oggi, quella visione ha preso forma nella “Smart city”, la città dell’intelligenza condivisa: un sistema integrato e interconnesso che valorizza al massimo le risorse esistenti per semplificare la quotidianità dei cittadini.

Lo sanno bene in Estonia, la prima Digital Nation del mondo, dove bastano una carta di identità elettronica o un telefonino per connettersi e fare quasi tutto: pagamento dei parcheggi pubblici, transazioni bancarie, firme digitali, dichiarazioni dei redditi e voto. Si può addirittura chiedere la e-residency, o cittadinanza virtuale, per realizzare un business online. Mentre a Peterborough, città inglese vincitrice del “World Smart City Award”, amministratori e residenti condividono e risolvono i problemi della comunità sul sito Brainvawe Innovation gestito dall’amministrazione stessa.

Anche in Italia abbiamo esempi virtuosi: Bologna è la città più “open” con il maggior tasso di archiviazione pubblica. Milano, da sola, rappresenta l’80% del mercato di sharing mobility. Torino primeggia per i servizi online ai residenti, Bolzano e Trento per l’impiego di energie rinnovabili molto avanzate. Tuttavia, nel nostro Paese, a mancare è la diffusione capillare di quei servizi e delle tecnologie che sono le discriminanti delle Smart city. Scontiamo, infatti, un ritardo notevole sia sul fronte delle competenze digitali che per quanto riguarda le reti infrastrutturali in grado di supportare le nuove applicazioni.

Per questo il Governo ha varato la “Strategia italiana per la Banda Ultralarga e per la Crescita Digitale 2014-2020” che porterà la velocità di internet a 100 megabit al secondo potenziando l’attuale infrastruttura e che prevede anche l’informatizzazione dei servizi pubblici e l’incentivazione delle smart city. Stanno già partendo, nelle città metropolitane, anche le sperimentazioni avviate dal Mise sulla base del Programma di politica industriale per creare quartieri pilota con reti elettriche intelligenti e interconnesse e aree a zero emissioni.

Questi interventi raggiungeranno pienamente il loro obiettivo solo se saranno accompagnati da un serio programma di alfabetizzazione digitale ed informatica, presupposto imprescindibile per la diffusione e l’utilizzo tra i cittadini dei vantaggi delle smart city. Il Digital economy and society index pone, infatti, l’Italia è al 25° posto in Europa per competenze e uso di internet, sviluppo dell’imprenditoria digitale e qualità dei servizi pubblici online. A confermarlo, i dati Istati secondo cui il 28% degli italiani non ha mai utilizzato internet nell’ultimo anno contro il 16% dell’insieme dei Paesi Ue. Così come il 22% dei disoccupati che, nonostante la miriade di occasioni di impiego connesse alla rete, continua a non utilizzarla insieme al 15% degli occupati (in Germania e Francia sono il 4%).

A fronte di questi dati, è davvero paradossale che per l’anno scolastico in corso siano stati previsti solo 6 posti per il potenziamento dell’informatica contro i 147 di matematica e i 501 di diritto. L’esatto contrario di quanto fatto, per esempio, in Gran Bretagna, uno dei paesi europei più alfabetizzati, dove sono state proprio le scuole ad essere al centro della campagna dell’associazione Go On UK fondata, già nel 2011, dalla allora Digital Champion UK, Martha Lane Fox e co-finanziata da BBC, Royal Mail,  Lloyds, E-on, TalkTalk, Big Lottery Fund, EE, Age UK. Un sistema no-profit con l’obiettivo di migliorare le competenze digitali di tutti gli abitanti e le imprese del Regno Unito. L’associazione si è concentrata su programmi di formazione capillari sul territorio e ha utilizzato anche i mezzi di comunicazione di massa come la TV. Fra i molti strumenti attivati, la piattaforma aperta di scambio di competenze UkDigitalskills.com.

Investire soltanto sull’innovazione tecnologica senza farlo sulla formazione digitale ed informatica anche della popolazione adulta rischia, quindi, di essere una strategia debole. Lavorerò, dunque, per costruire con l’Intergruppo Innovazione proposte su questo tema dal governo, da approvare velocemente.

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