Disposizioni in materia di concordanza dei titoli funzionali in base
al sesso della persona cui sono attribuiti negli atti delle pubbliche
amministrazioni
Sono stata prima firmataria della proposta di legge sulla concordanza di genere per fare in modo che in Italia si introduca pari trattamento nell’uso del linguaggio nell’ambito delle leggi e degli atti organizzativi, nonché nell’attribuzione dei titoli accademici, professionali, istituzionali od onorifici, concorrendo alla rimozione dei pregiudizi e degli stereotipi di genere. Le parole, infatti, formano identità individuali e collettive; affermano o negano diritti. Studiose in materia confermano che “la discriminazione, nelle sue diverse forme, è presente anche nei luoghi di lavoro, negli stadi, nelle procedure amministrative, nelle leggi”. Con l’obbligo della concordanza di genere quando un titolo funzionale è assegnato a una donna si intende, quindi, favorire in maniera decisiva il pari trattamento e la valorizzazione di genere, nonché una cultura che prenda atto e valorizzi il nuovo ruolo sociale delle donne, dando loro pari dignità e visibilità degli uomini in ogni ambito della vita pubblica e privata.
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“Disposizioni per la rimozione delle barriere della comunicazione,
per il riconoscimento della lingua dei segni italiana e della lingua dei segni italiana tattile e per la promozione dell’inclusione sociale delle persone sorde e sordo-cieche”
Le persone sorde vivono in una società formata da una maggioranza di udenti e normodotati e ciò comporta la necessità di rimuovere le barriere della comunicazione che impediscono, in ogni ambito della vita quotidiana, l’accesso all’informazione, ai servizi e, in generale, alle risorse della nostra società.
Questa proposta di legge ha l’obiettivo di individuare gli strumenti primari per rimuovere tali barriere, altrettanto gravi e invalidanti di quelle architettoniche, e di promuovere l’accesso alla comunicazione per le persone sorde, sordo-cieche e con problemi uditivi in genere.
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“Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica”
Chiamare gli elettori a esprimere il loro voto su liste bloccate di candidati approntate in ciascuna circoscrizione e scelte dai diversi partiti, piuttosto che su singoli candidati attraverso la preferenza, conduce verso un radicale snaturamento degli organi parlamentari e rende concreto il rischio di impedire ai singoli deputati di votare secondo coscienza per il bene del Paese. E’ doveroso sostenere che il Parlamento, perché possa rappresentare appieno il bene comune dell’Italia, e non interessi estranei, debba rappresentare, secondo un principio fondamentale di democrazia, la libera espressione diretta degli elettori e una limitazione dell’esercizio di voto determina una palese contraddizione nella volontà dei Costituenti di rendere indipendenti gli eletti.
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“Modifiche alla legge 13 ottobre 1975, n. 654, e al decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993,
n. 205, per il contrasto dell’omofobia e della transfobia”
Nella violenza e nella discriminazione di stampo omofobico e transfobico la peculiarità dell’orientamento sessuale della vittima, ovvero l’essere omosessuale oppure l’essere transessuale, non sono neutrali rispetto al reato, del quale costituiscono il fondamento, la motivazione e, in senso tecnico, il movente, né
è neutrale rispetto ad essi l’autore del reato stesso, che si trova in uno stato soggettivo di disprezzo o di odio nei riguardi della vittima. Riteniamo che, per contrastare queste fattispecie, sia più efficace, rispetto
alla mera introduzione di una circostanza aggravante, prevedere l’estensione dei reati puniti dalla legge MancinoReale (n. 654 del 1975), che ha reso esecutiva la convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, fatta a New York il 7 marzo 1966, anche alle discriminazioni
fondate sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere della vittima.
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“Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme
sulla cittadinanza”
La Corte di Cassazione ha riconosciuto lo status di cittadino italiano anche ai figli di donne che hanno perduto la cittadinanza a seguito di matrimonio con cittadini stranieri anche se contratto antecedentemente al 1o gennaio 1948 dando attuazione al principio di parità tra uomo e donna affermato dalla Carta costituzionale e colmando il ritardo che l’Italia aveva accumulato rispetto alla Convenzione di New York del 1979 sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne. Questa proposta di legge consente di abolire l’articolo 219 della legge 19 maggio 1975, n. 151, espressamente richiamato dall’articolo 17 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, che subordina il riacquisto della cittadinanza a un’esplicita dichiarazione di volontà del soggetto interessato. La soluzione dei problemi insorti a causa di una legislazione discriminatoria verso le donne consentirebbe anche di
superare odiose e insostenibili conseguenze di ordine pratico, che vedono – ad esempio – i figli di una stessa madre ottenere la cittadinanza se nati dopo il 1o gennaio 1948 e che se la vedono rifiutare se nati prima.
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“Disposizioni per la celebrazione del centenario della nascita di Alberto Burri”
Nel 2015 ricorre il centenario della nascita di Alberto Burri, pittore e scultore ormai unanimemente considerato, in Italia e all’estero uno dei maggiori protagonisti dell’arte del XX secolo. La finalità della presente proposta di legge è di celebrare adeguatamente questa ricorrenza che rappresenta un appuntamento di grande rilevanza culturale per il Paese, nonché un’occasione di promozione turistica che può generare significative ricadute economiche e un’opportunità di sviluppo delle relazioni internazionali. A tale scopo si istituisce un Comitato nazionale con il compito di promuovere e diffondere, attraverso un adeguato programma di celebrazioni e di manifestazioni artistiche e culturali, la figura, l’opera e l’attualità di Alberto Burri.
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“Disciplina del contratto aziendale di sperimentazione nonché agevolazioni fiscali e contributive per l’incremento dell’occupazione e il superamento del dualismo del mercato del lavoro”
Tra le emergenze gravi che interessano in questo momento il mercato del lavoro italiano va annoverata la grave difficoltà della regolarizzazione delle centinaia di migliaia di collaborazioni continuative autonome non rispondenti ai criteri posti dal decreto legislativo n. 276 del 2003 e rafforzati dalla legge n. 92 del 2012. Con il presente progetto di legge proponiamo dunque di offrire a imprese e lavoratori la possibilità di sperimentare, in sede di regolarizzazione o di costituzione di nuovi rapporti, un modello di contratto di lavoro dipendente meno costoso (per la riduzione drastica del cuneo fiscale e contributivo che separa il costo del lavoro dalla retribuzione netta) e capace al tempo stesso di conciliare la massima flessibilità possibile delle strutture produttive con la massima sicurezza possibile del lavoratore nel passaggio dalla vecchia alla nuova occupazione, in caso di licenziamento.
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“Disciplina dell’unione civile”
La proposta di legge mira a rimuovere la forma di discriminazione giuridica attualmente vigente nel nostro Paese ovvero quella contro i cittadini omosessuali. La mancata predisposizione di qualunque forma di riconoscimento delle unioni stabili tra persone dello stesso sesso rischia di assegnare all’Italia un primato negativo che nuoce alla nostra reputazione internazionale in materia di tutela dei diritti umani. Questo testo non propone di modificare la disciplina giuridica del matrimonio o la concezione tradizionalmente intesa dell’istituto matrimoniale e neppure intende influire sulla condizione giuridica dei figli o sulla disciplina delle adozioni dei minori. Piuttosto punta ad introdurre l’istituto dell’unione civile per porre i cittadini dello stesso sesso stabilmente conviventi nella condizione di scegliere quale assetto conferire ai propri rapporti giuridici e patrimoniali, come accade per tutti gli altri affermando un elementare principio di uguaglianza giuridica e la “pari dignità sociale” dei cittadini, secondo il dettato dell’articolo 3, primo comma, della Costituzione.
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“Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al testo unico di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, e al codice penale, in materia di reati commessi con il mezzo della stampa o delle trasmissioni radiotelevisive
o con altri mezzi di diffusione, nonché di diffamazione e di ingiuria”
Riformare la disciplina dei reati di diffamazione a mezzo stampa e garantire diritti di rilevanza costituzionale, quali, da un lato le libertà di espressione, di critica e di cronaca e, dall’altro l’onore delle persone offese dalla notizia o dal giudizio diffamatorio. A questo punta questa proposta di legge partendo dal presupposto che in quasi tutti gli Stati occidentali la pena per i reati di opinione è soltanto di carattere pecuniario. Da qui l’ipotesi di prevedere sanzioni pecuniarie in luogo delle detentive raggiungendo anche un equilibrio tra la libertà di stampa e la tutela della reputazione dei singoli, mediante lo strumento della rettifica e la pubblicazione della sentenza di condanna che consentono la riabilitazione della persona offesa.
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“Disposizioni per l’organizzazione e il funzionamento del Museo nazionale dell’emigrazione italiana”
Il Museo nazionale dell’emigrazione italiana rischia la chiusura. Per tale ragione, dopo averlo visitato, ho ritenuto importante co-firmare il presente atto che riprende il lavoro svolto nella scorsa legislatura dall’onorevole Narducci, che aveva presentato una proposta di legge per stabilizzare il Museo e garantirne la presenza permettendo di conservare la memoria dell’emigrazione italiana in un secolo e mezzo di storia.
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“Modifiche alla legge 7 dicembre 2000, n. 383, in materia di attività
delle associazioni di promozione sociale in favore delle comunità italiane all’estero”
Gratuità e impegno civico sono le direttrici fondanti della maggior parte delle realtà associative che spesso integrano o sostituiscono l’intervento dello Stato. Pur mantenendosi al di fuori delle logiche di mercato, le onlus, le organizzazioni di volontariato o le associazioni di promozione sociale devono tuttavia trovare le risorse operative necessarie per la loro attività. A tale fine la legge 7 dicembre 2000, n. 383 introduce un variegato sistema di benefici fiscali e di incentivi a favore di queste associazioni che, però, devono iscriversi al registro nazionale delle APS per accedervi. Questa iscrizione, in base all’articolo 7 di tale normativa, è prevista solo per le associazioni a carattere nazionale escludendo dai benefici fiscali previsti, quelle promosse dagli italiani all’estero. Con questa proposta di legge, che ho cofirmato, si propongono le opportune modifiche per estenderli anche a queste realtà.
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“Modifiche al codice di procedura civile per l’accelerazione dei procedimenti civili”
In Italia si parla molto (forse troppo) di giustizia penale. Ma il più grande ostacolo alla crescita e agli investimenti (stranieri ma anche italiani) è la giustizia civile. Ad esempio, per ottenere la soddisfazione di una pretesa contrattuale occorrono in media 1.210 giorni, mentre la media dei Paesi Ocse ad alto reddito è 510 giorni. Siamo al 160° posto su 184 e tra i Paesi industrializzati, solo l’India fa peggio di noi. A questo si aggiunge che i nostri costi del processo sono tra i più alti, arrivando anche al 30% del valore della pretesa oggetto della lite. Con questa proposta di legge, di cui sono co-firmataria, si intende proseguire nel percorso virtuoso avviato dal Governo Monti contribuendo all’accelerazione dei processi in Italia, attraverso una serie di interventi distinti ma coordinati.
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“Istituzione di un contributo di solidarietà per l’equità intergenerazionale sui trattamenti pensionistici di importo elevato”
La riforma del sistema previdenziale, attuata nel 1995, ha determinato il passaggio del calcolo delle pensioni dal più generoso metodo retributivo al più sostenibile metodo contributivo. Ma è doveroso conciliare l’esigenza riformatrice con la tutela di aspettative legittime, considerate diritti acquisiti che non possono essere rimessi in discussione, ed infatti la riforma prevede, per coloro che all’entrata in vigore della legge possedevano già 18 anni di anzianità contributiva, la liquidazione della pensione per intero con il metodo retributivo. Tuttavia, oltre determinate soglie, si può e si deve parlare soltanto di privilegi inaccettabili, il cui integrale mantenimento mina alle fondamenta il patto tra generazioni, il principio di uguaglianza tra i cittadini e i fondamenti stessi della convivenza sociale. Per questo motivo, questa proposta di legge prevede di introdurre un contributo di solidarietà provvisorio (in quanto destinato a essere applicato solo per cinque anni) sulle pensioni di importo elevato, ovvero da 60mila euro lordi annui e oltre.
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“Introduzione dell’insegnamento dell’educazione ambientale nei programmi didattici delle scuole del primo ciclo di istruzione”
Istituire l’insegnamento obbligatorio dell’educazione ambientale nelle scuole del primo ciclo di istruzione è l’obiettivo di questa proposta di legge, che ho co-firmato, e che parte dalla convinzione che l’Italia, tra tutti i suoi ritardi, annovera anche la mancanza di una seria politica ecologica che adotti un piano strategico nazionale per l’energia. Un piano che creerebbe posti di lavoro e che sarebbe fondato sulle fonti rinnovabili, sull’efficienza energetica, sullo studio attento del riciclo dei rifiuti, sul recupero, sul riuso e sull’adeguamento del patrimonio edilizio nazionale. L’educazione ambientale, in questo quadro, andrebbe intesa come primo, fondamentale passo di sensibilizzazione dei giovani e dei giovanissimi verso temi che ormai da tempo, nel resto del mondo, sono considerati importanti tanto quanto la conoscenza delle lingue straniere o l’alfabetizzazione informatica e che in Italia, invece, sono ancora sottovalutati.
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“Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286,
e altre disposizioni concernenti misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati”
Ogni anno, secondo le statistiche ufficiali, arrivano in Italia circa 7mila minori stranieri soli, lontani dalla famiglia e senza adulti di riferimento che, nell’ambito delle migrazioni, rappresentano un gruppo particolarmente vulnerabile che può diventare facile preda dei circuiti di illegalità, soprattutto se non si attiva una rete coordinata di protezione e di sostegno. Questa proposta di legge mira a definire un sistema stabile di accoglienza, con regole certe, volto a garantire pari condizioni di accesso a tutti i minori, maggiore stabilità e dunque qualità nella rete di accoglienza, ottimizzazione delle risorse pubbliche, dal momento che è noto che, nelle fasi di emergenza, cresce anche la spesa e diviene più difficile garantire efficienza e trasparenza.
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“Modifiche agli articoli 70 e 72 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, in materia di disciplina delle prestazioni di lavoro accessorio”
Ampliare e facilitare ulteriormente, rispetto alla normativa vigente, l’uso dei buoni lavoro, i cosiddetti “voucher”, per gli impieghi di tipo accessorio od occasionale. E’ questo l’obiettivo della proposta di legge, che ho deciso di co-firmare, nella quale si fa riferimento al fatto che la formula dei buoni lavoro era stata adottata, fin dal 2003, al fine di far emergere dal nero queste occupazioni. In altre parole, per combattere il sommerso, che non solo e non tanto ha una ricaduta negativa sui conti pubblici, ma che soprattutto lede i diritti dei lavoratori. Una formula che ha registrato nel tempo un consenso crescente: basti pensare che, alla data del 20 giugno 2013, i buoni lavoro hanno raggiunto la cifra record di 62 milioni, per un controvalore di 620 milioni di euro.
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