Roma, 28 settembre 2017 – “Delisting, chiedo al governo di riconsiderare l’aggiornamento dell’elenco dei farmaci di classe C perché, oltre alle considerazioni legate alla maggiore tutela della salute e ai minori costi gravanti sul servizio sanitario nazionale e sui cittadini, con il delisting si produrrebbero risparmi importanti anche per le aziende. Se pensiamo, infatti, che è stato calcolato che mediamente un permesso per una visita per la prescrizione di un farmaco comporta per le imprese un aggravio di costi pari a circa 60 euro, è facile capire quale sarebbe la portata delle risorse che potrebbero essere investite in altro. C’è di più, con il delisting potremmo abbattere 30 milioni di visite, pensate cosa significherebbe per la sanità in termini di qualità delle visite e di risparmio”. A dirlo Adriana Galgano, deputata di Civici e Innovatori, discutendo la sua interrogazione sull’aggiornamento dell’elenco dei farmaci di classe C in commissione Affari sociali.
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DELISTING, GOVERNO AGGIORNI ELENCO FARMACI CLASSE C
Roma, 27 settembre 2017 – “Il delisting dei farmaci di classe C è di fondamentale importanza in primo luogo in relazione alla continua evoluzione della ricerca farmaceutica. Nel solo 2015, infatti, sono stati autorizzati in Italia 600 nuovi medicinali e, proprio quest’anno, l’Organizzazione mondiale della sanità ha aggiornato la lista di farmaci essenziali aggiungendone 433 ritenuti fondamentali per affrontare le più importanti esigenze di salute pubblica. Questo significa che il delisting nel nostro Paese comporterà un miglioramento delle cure offerte e, di conseguenza, un aumento della qualità della vita per i cittadini. Per questo ho depositato un’interrogazione, che verrà discussa domani in commissione Affari sociali, per chiedere al governo di procedere quanto prima ad aggiornarlo”. Così Adriana Galgano, deputata di Civici e Innovatori, che evidenzia come “nel nostro Paese, da febbraio 2014, quando è stato previsto il delisting di 521 farmaci, la lista non è stata più adeguata”.
“Altro aspetto da non sottovalutare è quello economico. Si produrrebbero, infatti, un alleggerimento delle spese a carico del sistema sanitario nazionale pari a circa 844 milioni di euro l’anno – conclude – e una diminuzione dei costi dei medicinali per i cittadini visto l’aumento dei punti di distribuzione”.