VALLE DEI FUOCHI, BONIFICA E MESSA IN SICUREZZA PER TUTELARE SALUTE CITTADINI

Perugia, 15 luglio 2016 – “Bene che il Governo stia monitorando la vicenda della Valle dei fuochi umbra tuttavia è prioritario provvedere quanto prima all’accertamento del danno ambientale e alla messa in sicurezza dei siti danneggiati, così da restituire all’intero territorio della Valnestore l’immagine di pregio ambientale che gli era propria e da garantire la tutela della salute dei cittadini”. Così la deputata del gruppo di Scelta Civica, Adriana Galgano ha replicato al sottosegretario all’Ambiente Silvia Velo durante la discussione della seconda interrogazione presentata dalla parlamentare sul caso della Valnestore sulle possibili ripercussioni della contaminazione sulla salute dei cittadini.

Richiamando il protocollo di intesa, siglato nel 2001, tra la Presidenza del Consiglio dei ministri, gli enti locali interessati ed Enel, che impegnava quest’ultima a cedere i terreni dopo averli bonificati, Galgano ha ribadito”la necessità di un sollecito intervento di bonifica e di rimozione delle ceneri, da anni sotterrate in quelle zone, al fine di tutelare i cittadini dalle possibili ripercussioni sulla salute”.

Il sottosegretario Velo ha ripercorso l’intera vicenda della Valle dei fuochi confermando che il Governo sta seguendo il caso in attesa degli esiti delle analisi e delle indagini analitiche portate avanti dal Noe. E’ stato evidenziato come “dalle indagini tecniche sono emersi elementi riconducibili all’avvenuto utilizzo di vari terreni agricoli per lo smaltimento di ceneri di combustione e altre tipologie di rifiuti in corso di classificazione e quantificazione, non ricompresi tra quelli censiti e quindi mai assoggettati alle previste procedure di salvaguardia ambientale”. “È emerso, inoltre – ha spiecificato Velo – il superamento delle «CSC» per i parametri: «selenio», «vanadio», «boro», «floruri», «cod», «nichel» e «nitrati», riguardo le ceneri rinvenute; «arsenico», «ferro» «solfati» e «manganese», per le acque sotterranee prelevate da due pozzi ubicati in Panicale e Piegaro”. Da qui il sequestro dei terreni e dei pozzi e l’apertura dell’inchiesta da parte della Procura di Perugia.

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